La webcam di Caltanissetta
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La città di Caltanissetta si colloca in posizione di rilievo dominante l’intera valle del Salso, che si estende fino a includere la vicina Enna. Morfologicamente ricalca perfettamente le caratteristiche del territorio circostante, molto aspro e di composizione calcareo-argillosa.
Il vasto territorio di Caltanissetta, quattordicesimo d’Italia per superficie e quarto in Sicilia dopo Noto, Monreale e Ragusa si sviluppa nell’entroterra isolano e non ha sbocchi sul mare. Il territorio, situato nella regione dei monti Erei, è prevalentemente collinare, con la cima più alta che raggiunge gli 859 , e l’altitudine del centro della città, 568 , ne fa il settimo comune capoluogo di provincia più alto d’Italia, preceduto nella Regione soltanto da Enna.
Il centro abitato città sorge fra tre colli (Sant’Anna, monte San Giuliano e Poggio Sant’Elia) che, disposti ad arco, formano una conca entro la quale si sviluppa parte del centro storico e tutti i quartieri meridionali.
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Nel vigente Piano Territoriale Paesistico della provincia di Caltanissetta, della Regione Siciliana, Assessorato Beni Culturali ed Ambientali, gran parte del territorio di Caltanissetta ricade nei paesaggi locali n. 9 “Aree delle Miniere”, n. 8 “Sistemi urbani di Caltanissetta e San Cataldo” e n. 5 “Valle del Salito”.
Nella letteratura geologica il territorio del comune è noto come “bacino di Caltanissetta”. I primi rilevamenti delle formazioni geologiche affioranti furono effettuati da Luigi Baldacci e Sebastiano Mottura; intorno agli anni trenta nuovi studi furono effettuati dal geologo tedesco Behermann. Leo Ogniben effettuò importanti studi sulla serie solfifera siciliana. Le serie stratigrafiche furono ricostruite da Paolo Schmidt di Friedberg. Decima e Wezel pubblicarono studi sulle evaporiti Messiniane, introducendo in Sicilia il complesso evaporitico inferiore e il complesso evaporitico superiore.
Un fenomeno geologico caratteristico è quello delle maccalube di Terrapelata, piccoli vulcani che eruttano più o meno violentemente fango argilloso e gas, adiacenti al villaggio Santa Barbara.
I primi ad abitare il territorio circostante furono i Sicani, che si stanziarono in diversi villaggi a partire dal XIX secolo a.C., ma l’odierna città fu fondata verosimilmente nel X secolo durante il periodo islamico in Sicilia, quando probabilmente nacque il toponimo “Caltanissetta”, sebbene siano state formulate nel tempo anche ipotesi alternative. Trasformata in feudo dai Normanni, dopo varie vicissitudini passò nel 1405 sotto il dominio dei Moncada di Paternò, che furono i titolari della contea di Caltanissetta fino al 1812; della nobile famiglia rimane il secentesco Palazzo Moncada, in stile barocco.
A partire dall’Ottocento conobbe un notevole sviluppo industriale grazie alla presenza di vasti giacimenti di zolfo, che la resero un importante centro estrattivo; l’importanza che rivestì nel settore solfifero le valse l’appellativo di “capitale mondiale dello zolfo”, e nel 1862 vi fu aperto il primo istituto minerario d’Italia. Negli anni trenta visse un periodo di fermento culturale, nonostante le censure del fascismo, tanto che Leonardo Sciascia la definì una “piccola Atene”. Nel secondo dopoguerra il settore estrattivo entrò in crisi e con esso tutta l’economia del territorio, che oggi si basa prevalentemente sul settore terziario.
Il toponimo “Caltanissetta” (di cui esiste anche la variante desueta Caltanisetta) deriva dall’arabo Qalʿat an-nisāʾ, letteralmente traducibile come “rocca delle donne”, o “castello delle donne”, che è il nome con cui il geografo arabo Muhammad al-Idrisi indica la città nel 1154 nel suo Il libro di Ruggero. La conferma della traduzione dall’arabo è stata trovata in un testo di Goffredo Malaterra dell’XI secolo, in cui scriveva:
Il motivo per cui la località fosse appellata in questo modo rimane sconosciuta e l’ipotesi che il castello di Pietrarossa fosse un harem a servizio dell’emiro di Palermo sembra essere smentita dalla natura militare della fortezza. Secondo la storica nissena Rosanna Zaffuto Rovello, il nome era dovuto al fatto che gli uomini, a causa della distanza dei campi coltivati, fossero costretti a dimorare fuori dal villaggio, dando così l’impressione che fosse abitato solo dalle donne.
Secondo lo studioso Luigi Santagati, il toponimo dimostrerebbe l’esistenza, mai confermata, di un borgo preesistente di origine bizantina. Secondo la sua teoria, nisāʾ, “donna” in arabo, sarebbe la storpiatura di Nissa, il nome della città dell’Anatolia da cui provenivano gli stratioti bizantini che avrebbero costruito il castello di Pietrarossa e il vicino villaggio, che avrebbero chiamato Nissa, lì dove sorge il quartiere degli Angeli. In seguito alla conquista da parte degli Arabi, questi avrebbero aggiunto al nome originale del borgo il prefisso Qalʿat, “castello”, analogamente a quanto fecero a Henna, l’odierna Enna, che rinominarono Qasr Yannae, divenuta poi Castrogiovanni, e in altre località di cui storpiarono o integrarono il nome bizantino.
Con l’arrivo dei Normanni, nell’XI secolo la città incominciò ad assumere il nome latinizzato di Calatenixet, secondo la versione del Malaterra già citata, o Calatanesat, in una traslitterazione dall’arabo del testo di Idrisi. Già alla fine del XII secolo, lo storico Ugo Falcando, nel suo Liber De Regno Sicilie, parla di Caltanixettum, che risulta essere la traduzione ufficiale dell’odierno nome in latino.