LUOGHI E PANORAMI NASCOSTI. Caso – S. Anatolia di Narco (PG)

Caso, borgo immerso nel verde della Valnerina, è raggiungibile da Sant’Anatolia di Narco, tramite una strada di montagna che si staglia tra ripidi tornanti e una visuale mozzafiato. Il borgo di Caso sorge sulle pendici del monte Coscerno a 730m s.l.m. La forma
del borgo è quella tipica del castello di pendio del cui impianto originario si conservano
una parte della cinta muraria, una delle porte di accesso, nonché altri elementi caratteristici dell’architettura medievale (archi, sottopassi, portali in pietra, ecc.).


Il castello di Caso risale all’epoca dei Longobardi, già feudo imperiale del duca di Spoleto Konrad Von Urslingen, nel 1241 il castrum di Caso entra a far parte dei possedimenti della Chiesa donato, insieme ad altri territori, da Federico II. Presso l’ingresso del castello, vi era un tempo la “Grotta dell’eremita” e l’antica cella monastica, divenuta poi oratorio di San Giovanni Battista e fulcro del castello di Caso. L’oratorio è a due navate e vi si accede per un bel portale ogivale. All’interno affreschi raffiguranti San Cristoforo, due apostoli, la Madonna del Soccorso ed un San Sebastiano: opere del 1460-74.


Frazione del comune di Sant’Anatolia di Narco, sorge alla confluenza di percorsi montani che collegavano Scheggino e Sant’Anatolia di Narco con Monteleone di Spoleto. Dalla tipica forma di castello di pendio, il borgo è oggi composto da due nuclei: il primo, conserva ancora una parte delle mura di cinta, una delle porte di accesso ed altri elementi tipicamente medievali, come archi, sottopassi e portali in pietra. L‘altro nucleo, cresciuto fuori le mura attorno alla Chiesa di Santa Maria, è costituito da edifici prevalentemente destinati ad uso agricolo.


Caso è inserito in un grandioso ambiente geo-naturalistico, ha di fronte il Monte Civitella (m.1565) con le precipiti e orride balze rocciose delle Muraglie incombenti sulla Valcasana: questo terreno di fondovalle, che prende il nome dall’insediamento
di Caso, dominandone la parte mediana, ampia ed ubertosa, è chiamato Piano delle Melette, o anche Lago d’erba, per la sua estensione di circa 17 ettari e la fertilità del suolo, è stato da sempre intensamente coltivato dagli abitanti di Caso.
Per lungo tempo sulla Valcasana sono transitati il ferro proveniente dalle miniere di Monteleone di Spoleto e da Gavelli, soprattutto nel sec. XVII, le greggi transumanti per la Maremma e le popolazioni locali, in un flusso continuo di uomini, merci e bestie da soma. Sulla strada che da Caso conduce a Gavelli e a Monteleone di Spoleto, si trova la bella chiesa rurale di S. Cristina, piccolo edificio in stile romanico con portale arcuato, monofora e campanile a vela. La chiesetta è a navata unica con interno coperto a capriate. L’abside e le pareti laterali sono completamente affrescate con rappresentazioni del Giudizio Universale, con la storia di S. Cristina (4), Madonne con Bambino, ed i SS Giacomo e Giovanni.

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