LUOGHI E PANORAMI NASCOSTI. Falerone una finestra sui Sibillini.

Falerone è un comune di circa 3.500 abitanti della provincia di Fermo. Il centro romano di Falerio Picenus sorgeva nella valle del Tenna, alla sinistra del fiume, in un comprensorio territoriale intensamente frequentato già in età preromana.

La città, che venne monumentalizzata a partire dall’età augustea, fu un centro fiorente fino al IV sec. d.C.; lo stemma raffigurante un’armatura medievale, ricorda la dominazione del paese da parte della locale Signoria di feudatari sassoni, eredi di un popolo tradizionalmente bellicoso e votato alla guerra, che crearono una proprio stato dominando su 30 castelli della media-alta Val di Tenna, facendo di Falerone la loro capitale.
Nello stemma oltre all’elmo con pennacchio, agli spallacci e ai fiancali di protezione, compare uno scudo sannitico. Ha al suo interno una banda rossa su sfondo blu con su scritto S.P.Q.F. e ricorda la grandezza e lo splendore della città romana di Falerio Picenus, sorta in questo comune nel 29 a.C. e che non risultava inferiore, per importanza, alla vicina città di Fermo.

Da Visitare:


Teatro Romano
 Il teatro risale al I sec. a.c., costruito in epoca Augustea. Di esso possiamo ancora ammirare i primi due ordini di cavea, l’orchestra e i due ingressi laterali, il proscenio e quello che rimane dell’apparato scenico. Poteva contenere 1600 posti a sedere. In epoca romana era utilizzato come luogo di svago, di iniziative culturali , di circolazione di idee e di opinioni politiche.
Tra le particolarità del teatro si può ammirare la Roverella , Quercus Pubescens, un monumento naturale censito dalla forestale. Le dimensioni sono di: apertura di chioma 33,20m, circonferenza 5,16m, altezza 29m.
 
Anfiteatro
 La costruzione risale ad un periodo posteriore a quello del teatro, collocabile nella seconda metà del I sec. d.C. Situato nella zona occidentale dell’antica città, ad oggi sono visibili solo alcuni settori del muro perimetrale sufficienti, tuttavia, alla comprensione della poderosa struttura che poteva contenere fino a 5000 spettatori.


 Acquedotto
 Lungo il tratto nord dell’antico cardo, ricalcato nell’attuale via del pozzo, sono visibili i resti dell’acquedotto, comunemente chiamato i “Bagni della Regina”. La struttura è a pianta trapezoidale, divisa in tre vasche e adibita alla distribuzione delle acque. Nell’opera Città romane: Falerio Picenus ( pag. 28)di L. Maraldi si legge: “Le tecniche costruttive*, utilizzate per la loro costruzione, suggerirebbero un medesimo inquadramento cronologico sia per il serbatoio e sia per il teatro fra gli ultimi anni del I sec. a.C. e i primi decenni del I sec. d.C.” (* alternanza di corsi di laterizi e selci identica a quella del muro perimetrale della cavea e delle paradoi del teatro, le identiche misure di laterizi e delle selci, lo stesso tipo di argilla, lo stesso spessore della malta.).
 
Cisterna
 Dopo l’imbocco di via dell’anfiteatro sono visibili i resti di una cisterna in calcestruzzo.
Intorno al 1930 è stata usata come base per costruire un’abitazione e ad oggi restano visibili soltanto i muri perimetrali. In quanto alla datazione, l’uso del paramento laterizio suggerisce l’età imperiale.

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